La fettunta maremmana era lo spuntino di chi lavorava nei campi.
Le sue origini contadine si devono al riciclo del pane raffermo "perché il pane non si butta!"
Chi vive qui, almeno una volta, ha partecipato alla raccolta delle olive: da un parente, un amico, un conoscente. E' una specie di “battesimo” della Maremma. Insieme alla vendemmia. Una tradizione antica che sottolinea l'importanza dell'olio e della coltura dell'ulivo in queste terre.
Capitando da queste parti tra metà ottobre a fine novembre, potrete vedere ovunque i tronchi degli ulivi ammantati con i teli verdi usati per la raccolta. Le olive colte saranno portate al frantoio e spremute a freddo entro le 24 ore, per evitare un olio troppo “acido”. L'olio che se ne ricava è verde, denso, fruttato. Non c'è modo migliore per assaporarne il sapore se non la semplice fettunta.
Ingredienti
- Pane sciocco toscano
- Aglio
- Olio extra vergine di oliva
- Sale
Ricetta della fettunta maremmana
Tagliate il pane a fette alte un dito (con tutta la crosta) e mettetele ad abbrustolire sulla brace (va bene anche una bistecchiera ben calda o il grill del forno!). Giratele una sola volta, la superficie deve risultare croccante mentre l'interno deve rimanere morbido.
Strofinatele, ancora calde, con una testa d'aglio e quindi inondatele di ottimo olio extra vergine e infine salate.
Mangiatele subito, prima che si raffreddino!
Omaggio alla fettunta
Il “grande” attore, poeta, regista, ALDO FABRIZI, con questi pochi versi in romanesco ne aveva veramente colto l'essenza:
Ar tempo che la gente popolana
bruscava ancora er pane sur carbone,
a Roma lo chiamaveno “Cappone”
come “Fettunta” dicheno in Toscana.
‘Na fetta de pagnotta paesana,
co’ sale ajo e ojo, a colazione
fa bene: l’ajo è contro l’infezione,
l’ojo, pe’ chi va duro, è un toccasana.
Carica d’ajo, è inutile a discute,
certo nun spunteranno fiori in bocca
ma l’alito profuma de salute.