San Mamiliano patrono dell'isola del Giglio

San Mamiliano

San Mamiliano, patrono dell'isola del Giglio, è qui festeggiato il 15 di settembre di ogni anno. Ma il santo è venerato in molti altri luoghi. I “pezzi” della sua salma sono sparsi per l'Italia, reliquie preziose che vengono portate in processione, nel caso del Giglio, il braccio destro!

Chi era San Mamiliano

San Mamiliano visse nel 400 d.c. e fu vescovo di Palermo, ma durante la persecuzione dei Vandali , fu mandato in esilio in Africa, a Cartagine. Di là, riscattato da qualche vescovo africano (san Paolino da Nola), si ritirò presso Cagliari, poi all'isola di Tavolara e infine all'isola di Montecristo dove visse nella cosiddetta Grotta di San Mamiliano.
Oggi, lungo le pendici del monte della Fortezza, dominata dai resti della Fortezza di Montecristo, si trova ancora la grotta che la devozione popolare ha sempre identificato come dimora del santo eremita. Una credenza attestata dal XVII secolo affermava che la Grotta del Santo fosse l'unica caverna dell'isola a non essere sporcata dagli escrementi delle capre selvatiche (Capra aegagrus). All'interno della grotta numerosi ex voto costituiscono la testimonianza del passaggio di generazioni di pellegrini e di marinai,

Il culto del santo è intimamente connesso con la diffusione del Vangelo nell'arcipelago toscano e nella bassa Maremma. Mamiliano è stato uno dei primi evangelizzatori della Toscana ed ancora oggi il suo culto è diffuso tra i marinai dell'arcipelago toscano, specialmente all'Elba ed al Giglio, e molte sono le leggende nate attorno a questo santo.

Il drago alato e il suo tesoro

Quando Mamiliano  approdò sull'isola di Montecristo (al tempo chiamata Monte Giove), questa piccola isoletta era gelosamente custodita da un enorme drago alato. Ne scaturì una feroce battaglia da cui Mamiliano uscì vittorioso. L'uccisione del drago produsse due effetti: una fonte di acqua purissima (ancora esistente) e la scoperta di un favoloso tesoro che a sua volta diventò leggenda … e non solo!

Infatti la leggenda popolare che narrava della presenza di un tesoro sotto l'altare del monastero di San Mamiliano a Montecristo, ispirò Alexandre Dumas dove nel celebre romanzo “Il Conte di Montecristo” racconta del suo ritrovamento.

Eppure un mitico tesoro c’era veramente, ma non quello che l'abate Faria aveva donato a Edmond Dantès e non era nemmeno sull'isola di Montecristo. Era ben nascosto in uno dei tanti monasteri che Mamiliano avrebbe fondato. A Sovana nel 2004 gli archeologi della Sovrintendenza di Siena trovarono sotto l’altare un “tesoro” costituito da 498 monete d’oro coniate sotto gli imperatori Leone I e Antonio, entrambi al potere proprio nel V secolo d.C. e dunque risalenti al periodo in cui San Mamiliano visse.

Il braccio destro di San Mamiliano

Un'ultima leggenda, la più “cruda”, riguarda la salma di San Mamiliano.
Si racconta che il 15 settembre del 460, quando morì una colonna di fumo si alzò sulla vetta più alta dell'isola come segnale ad accorrere a recuperare la salma. I primi ad arrivare furono i Gigliesi, ma subito dopo arrivarono Elbani e Corsi. Tutti a litigarsi il corpo del santo che, tira, tira, si smembrò in tanti pezzi. Di fatto le reliquie del santo si trovano oggi sparse tra Palermo, Roma, Pisa, l'isola d'Elba, Sovana e all'isola del Giglio.

… e la leggenda, o meglio il miracolo, continua. Il 15 settembre, giorno di San Mamiliano, al Giglio, si venera in processione il braccio destro del patrono (il “pezzo” che le è toccato!) in memoria del 18 novembre del 1799, quando gli isolani vennero salvati dall'assalto dei tunisini. I gigliesi erano pochi e quasi inermi, ma non si arresero e continuarono a resistere pregando San Mamiliano, il quale fece apparire sulle mura della fortezza della Rocca, la sembianza di una moltitudine di soldati, così tanti da spaventare gli assedianti spingendoli alla fuga.

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Autore dell'articolo: Marilena

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