“Finire a cantucci e vin santo” è diventata in tutta la Toscana un'espressione che rimanda a un clima conviviale e amichevole.
La soluzione pacifica ad ogni dissapore!
Ora se ne trovano per tutti i gusti: alle noci, alle nocciole, al cioccolato, al pistacchio, all'arancia ...... ma l'UNICO cantuccio toscano è quello classico, alle mandorle.
Ingredienti per i cantucci classici
- g 450 di farina bianca 00
- g 400 di zucchero
- g 200 di mandorle pelate
- 4 uova
- un cucchiaio di miele
- un pizzico di sale
- la buccia grattugiata di un limone
- una bustina di ammoniaca per dolci (NO LIEVITO!)
La ricetta
Setacciate la farina con il sale.
Tagliate grossolanamente le mandorle.
Sbattete le uova con lo zucchero e il miele quindi incorporatele alla farina, unite l'ammoniaca sciolta in due cucchiai di acqua tiepida e aggiungete le mandorle.
Impastate con le mani fino a ottenere un composto solido e compatto. Spolverizzate l'impasto con dell'altra farina e dividetelo in filoni allungati di circa 6 cm di larghezza e 1 cm di altezza.
Foderate la placca con carta forno e disponete i panetti ben distanziati fra loro. Cuocete per 15 minuti a 180° in forno statico, oppure a 160° per 25 minuti in forno ventilato.
Non preoccupatevi per l'odore di ammoniaca! Sparirà quando i cantucci si saranno raffreddati!
Viene usata al posto del lievito perché dà una maggiore fragranza agli impasti secchi.
Sfornate e FONDAMENTALE tagliate i panetti a fettine oblique di 1 cm di spessore, sennò non sono cantucci!
Il nome cantuccio viene proprio da “canto” ovvero “angolo”, quindi pezzo di pane tagliato ad angolo.
Adagiateli sulla placca, dal lato del taglio, e rimettete in forno a 150° per 5/10 minuti, fino a lieve doratura. Servite i cantucci freddi.
Ben conservati, in buste chiuse o in barattoli a chiusura ermetica, dureranno settimane ….. non a casa mia !!!!!!
La storia dei cantucci
Nella seconda metà del 1500 , alla corte di Caterina de Medici, esistevano già dei “biscottelli” con le mandorle.
Ma bisognerà attendere il 1691, anno in cui a Firenze l'accademia della Crusca, per la prima volta, definisce “cantuccio” un biscotto a fette, fatto con farina, zucchero e chiara d'uovo.
Ma il cantuccio (o biscotto di Prato) come lo conosciamo noi oggi è datato 1858, creato dall'arte biscottiera di Antonio Mattei che in quell'anno apriva il suo Biscottificio a Prato e iniziava a sfornare il biscotto secco alle mandorle che presto varcò i confini del Granducato di Toscana, meritandosi la menzione d’onore all’Esposizione Universale di Parigi nel 1867.
Cantucci e vinsanto
La “morte” del cantuccio è tradizionalmente inzuppato in un bicchierino di vin santo.
Ma non tutti sono d'accordo!
Un'azienda vinicola di Gaiole in Chianti ha messo sull'etichetta del suo vinsanto un logo in cui si mostra il divieto di tuffare il biscotto nel vino.
Pare che per i produttori la “zuppetta” sia uno sfregio al buongusto in quanto i biscotti alterano il profumo e il gusto del vino.
Secondo gli esperti è per non contaminare 2 eccellenze, secondo il mio modesto parere dall'unione di queste 2 eccellenze se ne crea una terza.
Siete d'accordo con me?