Pitigliano la “Piccola Gerusalemme”

Pitigliano è una tappa imperdibile durante il soggiorno all'Argentario.
Solo un'ora d'auto per un fantastico viaggio nel tempo che non dimenticherete.

Il borgo

Pitigliano è uno dei Borghi più Belli d’Italia e Bandiera Arancione, un riconoscimento di qualità turistico-ambientale ai piccoli comuni dell'entroterra italiano che si distinguono per un'offerta di eccellenza e un'accoglienza di qualità.
Il paese si erge imponente, arroccato su una rupe di tufo.
Lo scorcio del paese, dal belvedere di fronte al Santuario della Madonna delle Grazie, è spettacolare, di notte toglie il fiato!

Cuore del centro storico di Pitigliano è Palazzo Orsini è sicuramente uno degli edifici storici più rappresentativi del borgo, oggi Museo Diocesano di Arte Sacra e Museo Archeologico.

Parte integrante della cinta muraria di Pitigliano è Acquedotto Mediceo, grandiosa opera idraulica che permise l’approvvigionamento di acqua al borgo. L’acquedotto è interamente rivestito in tufo. Fatto costruire tra il 1636 e il 1639 dalla famiglia Medici per l’approvvigionamento idrico alla città di Pitigliano, fu il primo acquedotto della Maremma.

Il Ghetto ebraico

Pitigliano è soprannominata La Piccola Gerusalemme, per la storica presenza di una comunità ebraica, da sempre ben integrata nel contesto sociale. Nonostante gli ebrei siano oggi ridotti a poche unità, il Ghetto è stato restaurato e si è provveduto alla conservazione dei monumenti ebraici:

  • la Sinagoga,
  • il forno degli azzimi,
  • la macelleria Kasher, la tintoria,
  • il bagno rituale,
  • il cimitero fuori dal paese.

 

Del restauro si è occupata l’Associazione “La Piccola Gerusalemme”, che ha come fine la promozione di iniziative per la valorizzazione della storia di Pitigliano e della tradizione ebraica.

Le vie cave

La storia del paese di Pitigliano è molto antica, il territorio era già abitato sin dal Neolitico, ma è con l’arrivo degli Etruschi che la cittadina conoscerà il suo sviluppo. Gli Etruschi, oltre alle necropoli, costruirono qui le famose Vie Cave o Tagliate.
Nel solo triangolo Sovana - Pitigliano - Sorano si contano almeno 21 vie cave principali ed almeno altrettante secondarie.

Si tratta di Vie scavate nel tufo, con pareti spesso alte anche venti metri, alcune lunghe circa un chilometro, dalla larghezza di circa due o tre metri, in alcuni tratti chiuse in alto dalle fronde degli alberi che formano una verde ed ombrosa galleria.
Questi affascinanti percorsi viari non hanno raffronti in altre civiltà del mondo antico.
Per questo sono sono state fatte numerose ipotesi sulla loro reale funzione: canali per convogliare le acque piovane dai pianori alle valli, semplici vie di comunicazione, passaggi strategici studiati contro i nemici e sentieri cerimoniali.

Queste “scorciatoie” continuano ad essere percorse dagli escursionisti e dai visitatori che rimangono affascinati dalla loro dimensione suggestiva.

Il museo archeologico all'aperto Alberto Manzi

Il Museo Archeologico all’Aperto Manzi è un percorso didattico alla scoperta del territorio e dell’archeologia locale. Mette in collegamento la “città dei vivi” con la “città dei morti” attraverso la via Cava del Gradone offrendo la possibilità di visitare una necropoli.

Il progetto nacque per volontà di Alberto Manzi che fu sindaco di Pitigliano dal 1995 al 1997. Sì, proprio quell'Alberto Manzi, il maestro degli italiani che con la trasmissione TV “Non è mai troppo tardi” insegnò a leggere e a scrivere a mezza Italia dal '60 al '68. Considerato uno dei più importanti esperimenti di educazione degli adulti conosciuto e citato nella letteratura pedagogica internazionale. Indicato dall’Unesco come uno dei migliori programmi televisivi per la lotta contro l’analfabetismo.
“Non insegnavo a leggere e scrivere: invogliavo la gente a leggere e a scrivere” disse in un'intervista Alberto Manzi, parlando della famosissima trasmissione.
Quanti ce ne vorrebbero come lui ancora oggi!

Le cantine

Perdetevi nel labirinto di vicoli e piazzette del borgo di Pitigliano. E non dimenticate le cantine. I vini rossi e bianchi prodotti a Pitigliano sono tra i più famosi ed apprezzati della Maremma Toscana. Rigorosamente DOC e IGT.

Due sono le più importanti manifestazioni proprio legate al vino:
- Calici di stelle, la notte del 10 agosto
- Settembre DiVino, la prima settimana di settembre.
In entrambi i casi le cantine del centro storico, scavate nel tufo, vengono aperte ai turisti ed ai visitatori.

Pitigliano è anche una delle località italiane più importanti per quanto riguarda la produzione di vini Kasher.
La tradizione ebraica locale è portata avanti dall’associazione La Piccola Gerusalemme, che ha una sezione dedicata ai Vini Kasher, preparati seguendo le rigide regole Casherut.

Per poter essere utilizzati dal popolo ebraico, cibo e vino devono essere preparati seguendo le regole Casherut – o Kasher -. Il termine Casherut indica l’idoneità di un prodotto ad essere consumato secondo le regole della religione ebraica. Tali regole vengono imposte dalla Torah. Affinché un cibo o un vino possano essere considerati Kasher, devono essere rigidamente seguite delle regole di preparazione e gestione degli ingredienti, per questo motivo nei ristoranti e nelle aziende che producono questo genere di cibi, deve essere presente la figura del Mashghiah, ovvero di un sorvegliante che si assicuri che tutti i processi vengano rispettati correttamente.
A Pitigliano si producono due ottimi vini kasher, Bianco e Rosso Kasher. Tutto il processo di lavorazione e produzione viene seguito dal Rabbino di Livorno.

A Pitigliano c'è ancora molto altro da scoprire

Scopri gli eventi, i prodotti tipici e cosa vedere nei dintorni di Pitigliano anche sul sul sito: pitigliano.org

 

Lo sfratto dei goym.

Anche il tipico e goloso dolce pitiglianese ha tradizioni ebraiche.

All’inizio del Seicento, quando Pitigliano passò sotto i Medici, gli ebrei furono costretti a convergere in un unico quartiere. Forse per esorcizzare quel triste periodo nasce lo “sfratto”, un lungo biscotto farcito con un ripieno di noci tritate, miele, scorza di arancia e noce moscata, a forma di bastone, proprio come quello utilizzato da un messo goym (ossia non ebreo) che batteva alle porte delle abitazioni per intimare lo sfratto.

Potrete acquistare uno sfratto appena sfornato nel Forno del Ghetto o potete provare a cucinarlo a casa vostra seguendo la mia ricetta: Lo sfratto dei goym

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Autore dell'articolo: Marilena

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