Capalbio è il comune più a sud della Toscana.
È uno dei borghi più suggestivi della Maremma. Lasciatevi affascinare dai suoi balconi fioriti, i saliscendi delle viuzze strette, gli scorci pittoreschi tra le case in pietra. Vi entrerà nel cuore!
La storia di Capalbio
Capalbio da caput album ("Capalbio testa calva"), che rappresenta anche il simbolo del paese. Tutt'oggi sulla porta senese è riconoscibile lo stemma con il leone senese che sorregge la testa calva.
La storia cita Capalbio per la prima volta nell' 805 sulla Bolla Leonino-Carolingia, tramite la quale Carlo Magno lo donava all'Abbazia delle Tre fontane in Roma. Fu sotto la sovranità dei conti Aldobrandeschi, successivamente sotto la famiglia Orsini e dal 1416 fu conquistato dalla repubblica di Siena.
Nel 1555 Siena cadde sotto le truppe spagnole e Capalbio venne assegnata a Cosimo I de' Medici. Furono anni bui per tutto il territorio, le incursioni saracene, la malaria, ed altre problematiche causarono una forte regressione economica e demografica. Nel 1737 si estinse la dinastia dei Medici e subentrarono i Lorena. Nel 1765 Capalbio fu aggregata a Manciano e nel 1842 ad Orbetello. Con il plebiscito del 1860 fu annesso al regno d'Italia. Questo è il periodo che lega Capalbio all’epopea dei briganti, da cui risuonano nomi ed episodi leggendari, uno su tutti quello di Domenico Tiburzi, ucciso nel 1896 in circostanze misteriose ed altrettanto misteriosamente sepolto.
Il centro storico di Capalbio
Al centro storico di Capalbio ci si può accedere solo a piedi.
Questo ancora adesso è avvolta da una doppia cinta muraria, suddivisa in due livelli: uno più in alto, uno più in basso.
Piazza Carlo Giordano è l'inizio del nostro viaggio fiabesco. Al centro si trova la scultura “Nanà Fontaine” (fino a poco tempo fa effettivamente la prosperosa figura “zampillava” d'acqua) dell’artista franco-americana Niki de Saint Phalle, un assaggio di quello che potrete vedere nel suo Giardino dei Tarocchi, poco distante da dove vi trovate. Imperdibile!
Entrate dalla porta Senese, che dispone ancora delle ante originali del Quattrocento in legno massiccio che veniva chiuso “al calar del sole”. Sul lato nord, vi è collocato lo stemma della città e una lapide del 1418 (a ricordo della ristrutturazione delle mura) che Gabriele D'Annunzio così ha tradotto:
Sono Capalbio felice,
difeso dal leone senese dal quale sono protetto,
e da queste prime mura restaurate a proprie spese
e dalla altre mura che circondano le prime,
correndo gli anni millequattrocentoquattro
oltre i quali il mondo aveva girato dieci anni e più volte due.
Il centro storico di Capalbio
Pochi metri varcata la porta vi troverete a un bivio, prendete la viuzza a sinistra, arriverete a Piazza Magenta, lo scorcio di tutte le cartoline di Capalbio!
Salita la scaletta di pietra potrete passeggiare lungo il tracciato delle mura, sulle quali si può percorrere integralmente l’antico cammino di ronda. Da qui si gode di un panorama aperto e suggestivo su tutta la campagna circostante, fino al mare.
La vista panoramica di Capalbio
Riscendete dalle mura dove s'interrompono, troverete un'altra scala di pietra nei pressi di un bel cortile chiuso. Arriverete alla Rocca Aldobrandesca, cuore del centro storico di Capalbio e anche punto più alto.
È una fortificazione a forma di "L" sorta in epoca medievale. Nel XII secolo passò agli Aldobrandeschi che la fecero ampliare. All’interno si trova un reperto molto pregiato: il pianoforte che suonava Giacomo Puccini durante i suoi soggiorni a Capalbio. Si può salire fin sulla terrazza della torre (a pagamento), da cui si ammira uno splendido panorama a 360°, a fronte di pochi euro!
Dopo esservi immersi nell'intrico di viuzze, archi e antichi portoni, appena usciti dalla porta Senese, godetevi la passeggiata sulla cinta muraria inferiore. Aspettate il tramonto sulle panchine e poi rituffatevi un'ultima volta nel centro storico: la sera, con i lampioni accesi Capalbio diventa ancora più magica.
Spiaggia e natura
Il comune è stato premiato con le 5 vele e la prima posizione nella Guida Blu di Legambiente-Touring Club Italiano 2007 per la tutela e la gestione oculata delle sue spiagge, del paesaggio e dell'ambiente circostante.
Ma il territorio di Capalbio ha anche due grandi... opposti: ospita l’oasi della Riserva naturale del WWF nel Lago di Burano istituita nel 1980 è stata la prima Oasi gestita dal WWF , luogo di svernamento per molte specie di uccelli che convive con la riserva di caccia al cinghiale.
Un altro animale molto particolare che vive nella fauna di Capalbio è la Ninfa del corbezzolo, conosciuta anche come "Farfalla viziosa di Capalbio". Questa è la farfalla più grande d'Italia con un'apertura alare che arriva fino a 8cm.
La caccia al cinghiale di Capalbio
Quando si parla di Capalbio non si può non parlare di caccia al cinghiale.
Intorno al 1920, proprio per la sua passione per la caccia, Capalbio fu frequentata dal maestro Giacomo Puccini. Soggiornò anche alla Torre della Tagliata dove, si dice, abbia composto la Turandot.
Il cinghiale, presente su tutto il territorio selvaggio della macchia boscosa, viene cacciato con battute organizzate da appassionati cacciatori, dai primi di Novembre a fine Gennaio.
È la braccata o cacciarella, cui partecipano molti attori: i cacciatori che attendono ansiosi alle poste nelle radure ai margini dei boschi, i braccaioli che si muovono al suono del corno, i battitori che sparano colpi e bastonano le macchie, le canizze che esplodono qua e là, che a volte si acquietano e poi si riaccendono quando il cinghiale gira e rigira nel bosco, confonde le piste, cerca un varco tra i battitori per rompere l’accerchiamento, si rivolta contro i cani e li attacca a colpi di zanna.
A volte il cinghiale o cignale, come qui usano chiamarlo, cade, dopo aver fieramente combattuto. A volte rientra vittorioso nella macchia che lo avrà ancora incontrastato sovrano. Vincitore o perdente, il cinghiale resta sempre amatissimo dalla gente di Maremma.
La sagra del cinghiale di Capalbio
I capalbiesi onorano il fiero animale nella loro sagra gastronomica più antica iniziata più di 50 anni fa.
La sagra del cinghiale è un evento rituale che ogni anno, nella seconda settimana di settembre, si svolge a Capalbio con le vie in festa per esaltare le antiche ricette della cucina maremmana: piatti a base di cinghiale, come il cinghiale alla cacciatora, gli ammazzafegati, il cinghiale alla griglia, il cinghiale in umido ma anche la polenta e l'acquacotta.